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Brutti, sporchi e indebitati
Il debito nel mondo
di Sandro Invidia


Debito da morire

Cominciamo con un gioco.
Immaginate di abitare in un palazzo della periferia. Di avere un reddito modesto. Di fare una vita normale.
Un giorno, viene convocata l'assemblea condominiale.
Si presenta un tizio che dice: "adesso sono io il vostro amministratore!"
Voi provate ad obiettare e lui tira fuori un fucile winchester e fa fuori il vostro vicino.
A questo punto lo eleggete amministratore ed egli, per ringraziarvi, vi offre alcune opportunità lavorative a costo zero (per lui): zappate il suo orto, lucidate la sua automobile, tosate le sue pecore…
Quindi entra in casa vostra, vi prende i quadri, i gioielli di famiglia, il salvadanaio, la macchina, la bici; vi svuota la cisterna del gasolio; vi prende il bancomat e, con abile arte retorica, vi convince a confidargli il codice segreto. Alla fine, apre gli armadi e sceglie, tra la vostra biancheria, quella che più gli aggrada (è lì che vi fa i complimenti per il buon gusto: "è tutto così delizioso" vi dice uscendo).
Bene. Ora siete poveri e in mutande. Non sapete come fare a recuperare tutto quello che avete perso.
Bussano alla porta. Aprite ed è ancora lui: "serve un prestito?"
Voi ci pensate su un poco, poi accettate. Il tasso di interesse sembra buono. "Anzi, è ottimo", vi dice il benefattore. In capo ad un anno vi accorgete di quanto: tutti i soldi che avete guadagnato in dodici mesi se ne sono andati in interessi, ma non è bastato. Una parte di interessi non è stata pagata ed è andata ad aggiungersi al capitale. Il secondo anno è disastroso. Il terzo peggio. Il quarto pessimo. Al quinto anno non siete più in grado di scrivere la cifra che gli dovete, quindi lo chiamate per chiedergli uno sconto.
"Si può fare" vi risponde "ma voglio garanzie che non sperperiate i soldi che guadagnate"
"Sperperare?" chiedete con aria colpevole
"Sì: le cose che fate voi poveri, che appena avete due lire correte a buttarle in vizi"
"Vizi?" domandate arrossendo
Lui vi fruga nelle tasche e trova un biglietto del tram
"Ecco: volete vivere nel lusso e sprecate i soldi per muovervi con i mezzi pubblici. Andate a piedi, così risparmiate e vi fa bene"
"Ma i bambini devono andare a scuola…"
"Scuola? Tasse scolastiche? Libri di testo? Caro signore: soldi buttati; spese inutili… risparmiare! Risparmiare!"
Quindi vi cancella le spese per il vestiario, per il riscaldamento, per le medicine, per la ristrutturazione della casa. A queste condizioni è disposto a venirvi incontro: tira fuori il suo libro paga e vi riduce dell'1% il tasso di interesse sul prestito.
"E non ringraziatemi!" dice andandosene.
(Voi, invece, vorreste ringraziarlo. Lo cercate e lo trovate al bar del biliardo, intento a spiegare agli amici la legge della domanda e dell'offerta.)

Ecco: se siete riusciti ad immaginare bene questa situazione, potete mettervi a leggere Debito da morire. Trentatré testimonianze sulla cancellazione del debito e i suoi inganni, uno dei Nani della Baldini e Castoldi, curato da Davide Demichelis, Angelo Ferrari, Raffaele Masto, Luciano Scalettari (vedi indice).
Dice padre Alex Zanotelli, nella sua prefazione:
"Il problema del debito, quindi, tocca tutti, Nord e Sud del mondo. Ma nel Sud, coloro che ne pagano le conseguenze sono in particolare i più poveri fra i poveri. Consideriamo il fatto che l'entità di questo debito è enorme. Ci sono dati e calcoli diversi sul suo valore totale, ma quello più attendibile è che ammonti pressappoco a 2500 miliardi di dollari, che i Paesi impoveriti devono ai Paesi ricchi. A Colonia il cosiddetto G8 ha promesso di perdonare fino a un massimo di 25 miliardi di dollari, cioè l'uno per cento. Non è incredibile? Perciò, anche se vincessimo la campagna sul debito (e mi auguro che si vinca), si andrà a togliere un sassolino dal sacco di pietre che opprime i poveri.
Se, poi, pensiamo al fatto che sul debito la Banca mondiale impone tassi di interesse molto alti, è ancora più chiara la presa in giro. I Paesi ricchi investendo un dollaro nei Paesi poveri ne avranno indietro 13 di guadagno (è un dato fornito dalla stessa Banca mondiale). In questi ultimi 5 anni, dal 1995 al 2000, i Paesi impoveriti hanno dato a quelli ricchi qualcosa come 50 miliardi di dollari all'anno in interessi sul debito (sto citando ancora dati della Banca mondiale). È chiarissimo allora che sono i Paesi poveri che foraggiano i ricchi, non viceversa. Smettiamola con questa ipocrisia degli aiuti! E smettiamola anche con questo ritornello altrettanto ipocrita del condono. Se anche venisse rimessa una fetta del debito molto più rilevante di quella in discussione, saremmo comunque di fronte al perpetuarsi di una rapina nei confronti dei Paesi impoveriti."

Illuminante, no? Ma ancora meglio è leggere le varie testimonianze, dai cinque Continenti.
Scrive, ad esempio, Luciano Scalettari, inviato di Famiglia Cristiana in Zambia:
"Con la bandiera delle nuove libertà, Frederick Chiluba nel 1991 ha stravinto le elezioni. Gli zambiani gli hanno creduto. Tuttavia Chiluba aveva chiamato libertà il liberismo senza regole. Questo alla sua gente non l'aveva spiegato bene. L'apertura ai mercati è diventata sottomissione prona al volere delle multinazionali (sudafricane, britanniche e americane), la scelta occidentale è diventata docilità totale a qualsiasi ricetta di taglio delle spese sociali.
Il rame ha reso sempre meno, le infrastrutture sono divenute obsolete, il debito, invece, ha continuato a crescere. Per ottenere nuovi prestiti e un riscadenzamento di quelli vecchi, Chiluba si è fatto stringere sempre più il cappio al collo. I suoi sostenitori dicono che c'è stato costretto, gli oppositori denunciano che la testa, nel cappio, ce l'ha messa da solo, nel senso che si è ossequiosamente reso disponibile alle imposizioni degli istituti finanziari internazionali.
Fatto sta che in dieci anni la scolarizzazione di base s'è più che dimezzata (le scuole, oggi, sono a pagamento, a prezzi proibitivi); degli ospedali sono rimaste le mura e i medici sottopagati; il patrimonio di case popolari, il sistema viario e ogni altra struttura pubblica sono stati privatizzati (dove possibile) o abbandonati a se stessi. Ultimo passo di questa precipitosa involuzione è la svendita delle miniere. Processo ancora in atto, con costi sociali pesantissimi in termini di taglio del personale e disoccupazione."

Sandro invidia
sandro.invidia@arengario.net


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13 aprile 2001